mercoledì 1 settembre 2010

Cap. Carlo Fecia di Cossato e R.Smg.Tazzoli

.
.
Carlo Fecia di Cossato (1908-1944)
.
Comandante dei sommergibili MENOTTI e TAZZOLI con il quale condusse fra l'aprile del 41 e la fine del 42 sei lunghissime missioni atlantiche, affondando 18 navi, e successivamente della Torpediniera ALISEO con la quale condusse lo scontro di Bastia del 9 settembre del 43 conclusosi con l'affondamento di sette navi tedesche.
Pluridecorato con medaglia d'oro al valor militare, medaglia d'argento, tre medaglie di bronzo e tre croci di ferro tedesche.
Insieme a Gianfranco Gazzana Priaroggia è stato il più famoso e stimato comandante di sommergibili della storia della Marina italiana.
Destituito dopo l'armistizio, a seguito del suo rifiuto di giurare fedeltà al nuovo governo. Morì suicida a 36 anni, il 27 agosto 1944, a Napoli, lasciando questa lettera:
----------------------
Napoli, 21 agosto 1944
Mamma carissima,
quando riceverai questa mia lettera saranno successi fatti gravissimi che ti addoloreranno molto e di cui sarò il diretto responsabile.
Non pensare che io abbia commesso quel che ho commesso in un momento di pazzia, senza pensare al dolore che ti procuravo.
Da nove mesi ho soltanto pensato alla tristissima posizione morale in cui mi trovo, in seguito alla resa ignominiosa della Marina, resa a cui mi sono rassegnato solo perché ci è stata presentata come un ordine del Re, che ci chiedeva di fare l’enorme sacrificio del nostro onore militare per poter rimanere il baluardo della Monarchia al momento della pace.
Tu conosci che cosa succede ora in Italia e capisci come siamo stati indegnamente traditi e ci troviamo ad aver commesso un gesto ignobile senza alcun risultato. Da questa triste constatazione me ne è venuta una profonda amarezza, un disgusto per chi mi circonda e, quello che più conta, un profondo disprezzo per me stesso.
Da mesi, Mamma, rimugino su questi fatti e non riesco a trovare una via d’uscita, uno scopo alla vita.
Da mesi penso ai miei marinai del «Tazzoli» che sono onorevolmente in fondo al mare e penso che il mio posto è più con loro che con i traditori e i ladruncoli che ci circondano.
Spero, Mamma, che tu mi capirai e che, anche nell’immenso dolore che ti darà la notizia della mia fine ingloriosa, saprai sempre capire la nobiltà dei motivi che la guida.
Tu credi in Dio, ma se c’è un Dio, non è possibile che non apprezzi i miei sentimenti che sono sempre stati puri e la mia rivolta contro la bassezza dell’ora. Per questo, Mamma, credo che ci rivedremo un giorno.
Abbraccia papà e le sorelle e a te, Mamma, tutto il mio affetto profondo e immutato. In questo momento mi sento molto vicino a tutti voi e sono certo che non mi condannerete.
Charlot    (1)
------------------------------------------------------------------------
Il capitano Carlo Fecia di Cossato, l’asso pluridecorato dei sommergibilisti italiani nella seconda guerra mondiale, è una di quelle purissime figure della nostra sfortunata guerra condotta in mare nell’ultimo conflitto mondiale, sgradite agli alti comandi ed ai politici, e quindi subito rimosse dalla storia ufficiale.
Una figura scomodissima per quel suo comportamento audace e senza macchia, alieno da ogni meschinità ed ogni minimo compromesso, così contrastante con i tradimenti e le bassezze di tanti alti comandi in occasione dell’8 settembre.  Per quella sua ostinata fedeltà a un re pusillanime e immeritevole di tanta lealtà.  Per quel suicidio infine, gettato in faccia a tutta la nuova dirigenza politica e militare, priva di onore e di dignità,  indegna del valore eroico dei suoi marinai del Tazzoli, ormai da un anno sepolti in fondo all’Atlantico, già dimenticati da tutti  e che lui ha deciso di raggiungere.
-----------------------------------------------------
Carlo Fecia di Cossato nasce a Roma, il 25 settembre 1908, da Carlo e  Maria Luisa Genè. La sua è un’antica famiglia nobiliare piemontese, investita del titolo di conte, legata da sempre alla causa dei Savoia.
Terminati gli studi al Regio Collegio di Moncalieri, gestito dai padri Barnabiti, il giovane Carlo, Charlot per tutti i familiari e gli amici più intimi, decide di seguire, come d’altronde ha già fatto in precedenza il fratello Luigi, le orme del padre ex capitano di vascello della Regia Marina.
 Entra così all’Accademia Navale di Livorno, da dove ne esce, nel 1928, con il grado di Guardiamarina. Ha vent’anni in quel tempo Carlo Fecia di Cossato. Biondo, magro, occhi chiari, già allora s’intravede quel suo carattere spigoloso e per niente incline ai compromessi.
.
Il guardiamarina di Cossato chiede subito di entrare nella nuova pericolosa specialità di osservatore aereo come il fratello Luigi, medaglia d’argento al valor militare per lo sbarco di Bargal in Somalia nel 1925 e morto successivamente in Calabria durante un’esercitazione con il suo velivolo.
lo Stato Maggiore della Marina è del parere di evitare, per il momento, questa sfida, che metterebbe a dura prova una famiglia già straziata dal dolore. Per Carlo Fecia di Cossato arrivano così gli imbarchi sul sommergibile Bausan, sull’incrociatore Ancona e sul cacciatorpediniere Nicotera.
Dopo aver frequentato il Corso Superiore all’Accademia e conseguito il grado di sottotenente di vascello, s’imbarca sull’incrociatore Libia in partenza per la Cina. Qui, prima a Shangai poi a Pechino, riceve il comando di un distaccamento di truppe da sbarco. La missione ha termine nell’anno 1933, quando l’incrociatore Libia rientra in Italia. Partecipa poi alla guerra in Abissinia, con l’incrociatore Bari, alla difesa del porto di Massaua.
.
Dopo un breve incarico presso lo staff dell’ammiraglio De Feo in Africa Orientale, il sottotenente di vascello Carlo Fecia di Cossato s’imbarca di nuovo, prima sulla torpediniera San Martino, poi sulla Polluce ed infine sull’Alcione, navi tutte di base nei porti della Libia. Successivamente ottiene l’imbarco su un’unità sommergibile, con la quale partecipa a due  missioni speciali nelle acque spagnole, al tempo della guerra civile che insanguina la penisola iberica.
Piace al giovane sottotenente quella vita impossibile a bordo dei sommergibili, con i suoi solitari agguati sulle sconfinate distese marine. Per questo motivo, nel 1939, si iscrive e frequenta la Scuola Sommergibilisti di Pola.
.
L’entrata in guerra coglie Carlo Fecia di Cossato, ora tenente di vascello, a bordo del sommergibile Menotti, con base a Messina e facente parte della 34a  Squadriglia. Nell’autunno del ’40 è trasferito a Betasom, sull’Atlantico presso Bordeaux in Francia, dove sommergibili italiani affiancano quelli tedeschi nella gigantesca battaglia contro i convogli alleati, che è appena iniziata. Viene quindi nominato ufficiale in seconda del sommergibile “Enrico Tazzoli”, comandato dal capitano di corvetta Vittore Raccanelli.
Quale comandante in seconda, di Cossato partecipa alle azioni che vedono il siluramento e l’affondamento del piroscafo jugoslavo Orao e di quello inglese Ardabhan. La neo promozione a capitano di corvetta arrivata all’inizio del 1941, è il segno che anche per lui è ormai prossimo il comando di un sommergibile.
.
Fecia di Cossato che conosce benissimo la marina inglese è pienamente cosciente della nostra inadeguatezza ed inferiorità. Si è reso pienamente conto della sbalorditiva impreparazione e incompetenza di gran parte degli alti comandi militari italiani, allevati e coccolati da certi stupidi settori del fascismo-regime, che badano più all’apparenza che alla sostanza.
Agli inizi di aprile del 1941, si confida con il suo  amico capitano di fregata Longanesi-Cattani: “Lo so, tutto sembra andare per il meglio. La Germania è padrone dell’Europa. Stiamo avanzando in Cirenaica, il generale Wawell è in rotta oltre Bengasi… Eppure saranno loro a vincere”, poi aggiunge deciso “Ma tutto questo non può avere conseguenza sull’impegno d’onore che abbiamo. In ogni caso il mio dovere di ufficiale è di battermi fino a che avrò gli ordini e i mezzi per farlo”. 
.
Sommergibile Tazzoli
Il 5 aprile del 1941 Carlo Fecia di Cossato riceve il comando dello stesso Tazzoli, in sostituzione del Raccanelli il cui comportamento in azione aveva suscitato forti disapprovazioni da parte del Comando. All’equipaggio schierato per l’occasione, poche  parole: “ Se qualcuno vuole sbarcare lo dica subito. Io intendo partire con gente pronta a tutto…”. Per il tipo di guerra sottomarina che ha intenzione di condurre, di Cossato ha bisogno di uomini che si sentano innanzitutto volontari. Da quel momento gli uomini del Tazzoli seguiranno compatti  quello strano e taciturno comandante, che hanno già imparato a stimare come vice nei mesi precedenti.
.
La sera del 7 aprile 1941 il Tazzoli, al comando di Carlo Fecia di Cossato, molla gli ormeggi dal molo della base di Betasom. Obiettivo della missione: pattugliare le acque dell’Atlantico al largo dell’Africa Occidentale e attaccare il traffico nemico. L’indomani e per alcuni giorni successivi il sommergibile è impegnato in tutta una serie di faticose esercitazioni. Ripetute immersioni ed emersioni, cronometrate dallo stesso comandante. In tempi sempre più rapidi, fino a sfibrarsi. Di Cossato, che come secondo ha dovuto spesso mordere  il freno, adesso può applicare e sperimentare i suoi personali criteri nella guerra sottomarina.
Il giorno 11 aprile il sommergibile giunge nella zona assegnata ed inizia il pattugliamento tra le isole Azzorre e Freetown, dove più intenso è stato segnalato il traffico del naviglio nemico. La mattina del 12, il Tazzoli  lancia due siluri contro un incrociatore inglese, che naviga di conserva con un’altra nave da guerra dello stesso tipo. Si odono in rapida successione due forti esplosioni, nel mentre il battello italiano s’immerge immediatamente a quota superiore ai 100 metri, per sfuggire all’altro incrociatore, che prima cerca di speronarlo e poi inizia un fitto lancio di bombe di profondità. Successivamente il Tazzoli riemerge in mezzo ad una larga chiazza di nafta e a relitti di vario genere, segno di un naufragio recente. Intanto all’orizzonte si vede scomparire la sagoma di un incrociatore. La Marina imperiale inglese non  comunicherà mai di aver subito perdite di sue navi, a quella data, in quella zona, d’altronde lo stesso di Cossato segnalerà correttamente soltanto l’attacco e non l’avvenuto affondamento. Su questo egli sarà sempre di una puntigliosa precisione, più unica che rara, infatti scriverà nel libro di bordo sempre i nomi esatti delle navi affondate.
La sera del 15 aprile, alle ore 22 e 30 minuti circa, il Tazzoli attacca e affonda il piroscafo inglese (ex francese) Aurillac, di 4.733 tonnellate. Lo scontro è stato estremamente vivace. Dopo un primo tentativo di siluramento, il sommergibile italiano è emerso ed ha attaccato a cannonate l’Aurillac, che ha risposto furiosamente al fuoco con il cannone, di cui era armato. Quest’ultimo, poi, è stato messo a tacere dai colpi delle mitragliere del Tazzoli. Infine un siluro ha affondato la nave inglese
La  tecnica di combattimento, di riemergere e finire la preda a cannonate, tutta italiana e forse un tantino suicida, è disapprovata, ma in fondo un po’ ammirata dagli alleati tedeschi, che in quanto a strategia e tattiche della guerra sottomarina, con i loro u-boot, non hanno certamente nulla da imparare.
La mattina del 7 maggio 1941 un’altra nave è affondata dai siluri del sommergibile italiano. Si tratta del piroscafo norvegese Fernlane, di 4.310 tonnellate, al servizio degli inglesi e per i quali trasporta un prezioso carico di munizioni.
Due giorni dopo, il 9, il cielo è rotto da continui piovaschi, malgrado ciò di Cossato dà una caccia serrata, per l’intera giornata, ad una petroliera nemica, che sul far della sera è finalmente affondata. E’ l’ Alfred Olsen di 8.817 tonnellate, anch’essa è norvegese ed è al servizio degli inglesi.

Rientro del smg. TAZZOLI a Betasom nel 1941

Il 25 maggio 1941 il Tazzoli rientra a Bordeaux. La marcia della banda musicale della Marina tedesca, schierata sulla banchina, saluta festosamente l’equipaggio italiano. Per di Cossato,  è il primo rientro alla base da comandante. Un incrociatore attaccato e forse danneggiato, se non addirittura perduto, tre navi affondate. Questa missione di aprile-maggio 1941 gli comporterà il conferimento di una Medaglia d’Argento al Valore Militare.
.

Il 15 luglio 1941, seconda missione in Atlantico, al comando del Tazzoli. Zona di caccia tra le Azzorre e Capo Verde, al largo di Freetown. Dopo circa un mese di infruttuosi agguati,  il 12 agosto attacca e fa arenare sugli scogli il piroscafo inglese Sangara di 5.449 tonnellate. Il 19, viene affondata la petroliera norvegese  Sildra da 7.313 tonnellate. L’11 settembre ’41 termine della missione e rientro a Betasom.
Per questa seconda missione, viene concessa a di Cossato la Medaglia di Bronzo al Valore Militare. Anche i tedeschi cominciano ad accorgersi di questo giovane comandante italiano, e lo insigniscono della Croce di Ferro di 2a Classe.
.

Si approfitta del turno di riposo dell’equipaggio, per mandare il Tazzoli in arsenale per grandi lavori di riammodernamento, che devono dare al battello una configurazione più adatta, al pari degli u-boot tedeschi, per la guerra in Atlantico. La mastodontica torretta, che tanti grattacapi ha dato ai sommergibilisti italiani, viene rimpicciolita. Resa più funzionale la postazione anti-aerea, cambiata la colorazione mimetica, sostituiti i periscopi e le antenne radio.
.
Natale del 1941 - Il smg. Tazzoli rientra a Saint Nazaire
Nel dicembre del 1941 il Tazzoli è nuovamente pronto per le missioni di guerra, quando arriva la notizia che, in Atlantico, è stata scoperta ed affondata la famigerata nave corsara tedesca Atlantis del capitano Rogge. I naufraghi dell’Atlantis sono stati raccolti dalla nave appoggio Pyton. Purtroppo anche quest’ultima è stata poi affondata. Ora i naufraghi in acqua sono tutti quelli dell’Atlantis e del Pyton messi insieme. I quattro u-boot tedeschi, mandati in soccorso, sono decisamente insufficienti, per cui l’ammiraglio Doenitz chiede a Betasom di mandare in aiuto dei sommergibili italiani. E’ giocoforza accettare. Così il Tazzoli, il Torelli, il Calvi e il Finzi ricevono l’ordine di sbarcare parte degli equipaggi e imbarcare riserve di cibo ed acqua, per poi partire per questa missione di salvataggio al largo di Capo Verde.
Doenitz conferisce la Croce di ferro
.
Dal 7 dicembre 1941 di Cossato è in mare, col Tazzoli, per la missione di soccorso. Arrivato in zona, ne prende a bordo una settantina e quindi riprende la rotta di ritorno. Il giorno di Natale il Tazzoli giunge finalmente a Saint Nazaire, base dei sommergibili tedeschi. Il commiato tra Carlo Fecia di Cossato e il capitano dell’Atlantis: l’altero capitano Rogge,  un mito vivente della guerra a mare di quel periodo, è assai cordiale, a dimostrazione  della crescente ammirazione dei tedeschi  nei confronti del capitano italiano.
Lasciato Saint Nazaire e rientrato a Betasom, di Cossato, come tutti gli altri comandanti dei sommergibili partecipanti alla missione di salvataggio, riceve dallo stesso Doenitz la decorazione della Croce di Ferro di 1a Classe.
.
L’11 febbraio 1942 il Tazzoli è di nuovo in mare. Questa volta zona d’operazione sono le lontane coste nord-americane della Florida. Agli inizi di marzo il sommergibile  già pattuglia quelle coste.  Il 6 marzo attacca e affonda il piroscafo olandese Astrea di 1.406 tonnellate. Il giorno dopo, il 7, prima del levar del sole, affonda la motonave Torsbergfjord da 3.156 tonnellate, di nazionalità norvegese. Tre giorni dopo, il 9, affonda il piroscafo uruguaiano Montevideo di 5.785 tonnellate, un’ex nave italiana, confiscata dagli Alleati all’inizio della guerra. L’11 marzo viene affondato il piroscafo panamense Cygney di 3.628 tonnellate.
Il 13 marzo è poi la volta dell’affondamento della nave inglese Daytoian da 6.434 tonnellate. Il 15 marzo viene colata a picco la petroliera inglese Athelqueen di 8.780 tonnellate. In quest’ultimo scontro, manovrando per sfuggire alla rabbiosa reazione dei caccia di scorta, il Tazzoli urta la petroliera che sta affondando e ne riporta il danneggiamento della prua e dei relativi tubi lanciasiluri. Per tale motivo è costretto a rientrare alla base di Betasom, dove attracca il 31 marzo 1942.

Fecia di Cossato sul TAZZOLI in navigazione

Per  questa missione, di Cossato riceve una seconda Medaglia d’Argento al Valore Militare. Il 9 maggio 1942 la Marina da guerra tedesca gli conferisce l’ onorificenza della Croce di 2a Classe con Spada dell’Ordine dell’Aquila tedesca.
.
A giugno terminano i lavori di riparazione dei danni riportati dallo scafo del Tazzoli. Il 18 giugno 1942 il sommergibile, sempre comandato da di Cossato, parte per una nuova missione nel mar dei Caraibi. Giunti in quelle acque, gli italiani si accorgono che esse sono strettamente sorvegliate dalle forze aeree e navali americane. Il battello, dopo aver subito reiterati attacchi aerei nemici, si sposta ad est di Trinidad. Il 2 agosto sorprende e affonda la nave greca Castor da 1.830 tonnellate.
Il 6 agosto il Tazzoli attacca la petroliera norvegese Havsten di 6.161 tonnellate. Il comandante di Cossato, dà il tempo all’equipaggio di trasbordare su una nave neutrale argentina e poi cola a picco con i siluri la petroliera
Dopo questo scontro il Tazzoli inizia il lungo viaggio di ritorno verso Bordeaux, dove arriva il 5 settembre, per poi entrare subito nei bacini di carenaggio per le opportune revisioni dopo una così lunga missione di guerra, durata ben oltre 70 giorni.
Intanto a di Cossato viene conferita una seconda Medaglia di Bronzo al Valore Militare.
.
Il 14 novembre 1942 di Cossato è nuovamente in mare col Tazzoli. Meta questa volta sono le coste della Guiana olandese e di quella inglese. Il 12 dicembre al largo della Guiana olandese, davanti Paramaribo, affonda il piroscafo inglese Empire Hawk da 5.033 tonnellate. Nello stesso giorno, al largo di Georgetown, il Tazzoli sorprende ed affonda l’Ombilin, un piroscafo olandese di 5.638 tonnellate.
Il 21 dicembre viene affondata l’inglese Queen City di 4.814 tonnellate. A bordo del sommergibile italiano si fa appena in tempo a festeggiare la vigilia di Natale con i naufraghi raccolti, che il giorno dopo, il 25, viene silurata e affondata la motonave statunitense Dona Aurora di 5.011 tonnellate.

Fecia di Cossato a Betasom

Durante la crociera di ritorno il Tazzoli incontra il Cagni, cui tenta di cedere i siluri rimasti. Ma l’operazione di trasbordo non è possibile per le avverse condizioni meteo-marine. Sempre sulla rotta del ritorno, viene poi attaccato da un aereo quadrimotore inglese. Quest’ultimo viene abbattuto dal tiro contraereo dei sommergibilisti  italiani. Il rientro a Bordeaux avviene  il 2 febbraio 1943.
.
Nello stesso giorno per il comandante di Cossato c’è l’ordine di sbarco e di rientro in Italia, dove dovrà assumere il comando della torpediniera Aliseo, facente parte della 5a Squadriglia Torpediniere di scorta. Secondo lo Stato Maggiore della Marina la rotazione si è resa improcrastinabile a causa della lunghissima permanenza d’imbarco del di Cossato sul Tazzoli.
Intanto il vecchio sommergibile, nonostante l’alto numero di successi conseguiti, viene convertito in unità di rifornimento ed appoggio. Il 15 maggio 1943, con un carico di metalli strategici per i nostri alleati giapponesi, lascia Bordeaux con destinazione Singapore, al comando del capitano di corvetta Giuseppe Caito. Da questa missione non ritornerà mai più, il suo scafo con l’intero equipaggio giace da qualche parte negli abissi dell’Atlantico. La notizia segna profondamente di Cossato che per tutto l’anno che gli resta ancora da vivere si sentirà come in colpa per essere sopravvissuto al suo amato equipaggio.
.
L’8 settembre del 1943 di Cossato salpa con l’Aliseo dal porto di La Spezia evacuato precipitosamente da tutte le navi italiane e insieme all’altra torpediniera Ardito, si dirige verso sud facendo tappa nel porto di Bastia. A bordo si trovano come passeggeri  l’ammiraglio Amedeo  Nomis di Pollone, comandante delle siluranti del Tirreno, ed il duca ammiraglio Aimone d’Aosta.
Quella sera nel porto di Bastia ancora presidiato dagli italiani, ad ascoltare la radio che alle 19,42 trasmette il proclama di Badoglio, insieme alle due torpediniere italiane, sono ormeggiate molte motozattere armate e due corvette antisom tedesche in un irreale atmosfera di attesa e di incertezza.
Appena cala il buio, nonostante che la situazione appaia ancora tranquilla, di Cossato mosso dal suo istinto, decide di salpare e con i motori al minimo l’Aliseo, nell’oscurità, guadagna l’uscita dal porto. Anche l’Ardito, poco dopo, tenta di andarsene, ma è troppo tardi. Tutti i battelli tedeschi aprono il fuoco contro la nave italiana ed i presidi di terra, sbarcando contemporaneamente molti uomini che iniziano ad impadronirsi del porto.
L’Ardito viene danneggiato gravemente e deve arrestarsi. Mentre a terra i militari italiani combattono violentemente, L’Aliseo che aveva guadagnato il largo, riappare improvvisamente fuori dell’imboccatura del porto e , con i suoi tre cannoni da 100 e le sei mitragliere da 20, apre un fuoco serrato contro le navi tedesche.
Anche le batterie vicine al porto, rimaste in mano italiana, si accorgono finalmente della situazione e cominciano a indirizzare il tiro sulle navi tedesche che, prese fra due fuochi, abbandonano a terra le truppe sbarcate e cercano inutilmente di guadagnare il mare aperto. Sotto i tiri precisi dell’Aliseo e nelle ultime fasi anche della corvetta Cormorano appena sopraggiunta, due motozzattere cariche di munizioni esplodono disastrosamente e tutti i rimanenti cinque battelli tedeschi vengono affondati.
L' Aliseo raccoglie in mare venticinque superstiti tedeschi e, dopo aver dato assistenza all’Ardito in modo da permettergli di riprendere alla meglio mare, il convoglio delle tre navi italiane si dirige lentamente verso Portoferraio, dove giunge in serata. Prima di ripartire da Bastia, di Cossato si era fatto portare un paio di forbici ed aveva tagliato via dalla sua divisa tutte le decorazioni tedesche.
.
Per il comportamento tenuto nella giornata del 9 settembre e per gli altri precedenti fatti d’arme, gli verrà concessa la Medaglia d’oro al Valore Militare:
“Valente ed ardito comandante di sommergibile, animato fin dall’inizio delle ostilità, da decisa volontà di successo, durante la sua quinta missione di guerra in Atlantico affondava 4 navi mercantili per complessive 20.516 tonnellate ed abbatteva, dopo dura lotta un quadrimotore avversario. Raggiungeva così un totale di 100.000 tonnellate di naviglio avversario affondato stabilendo un primato di assoluta eccezione nel campo degli affondamenti effettuati da unità subacquee.
Successivamente comandante di torpediniera, alla data dell’armistizio dava nuova prova di superbo spirito combattivo attaccando, con una sola unità, sette unità germaniche di armamento prevalente che affondava a cannonate dopo aspro combattimento, condotto con grande bravura ed estrema dedizione.
Esempio fulgido ai posteri di eccezionali virtù di comandante e di combattente, e di assoluta dedizione al dovere.
Oceano Atlantico, 5 novembre 1942 – 1 febbraio 1943 – Alto Tirreno, 9 settembre 1943”.
.
Da Portoferraio, l’Aliseo si dirige su Palermo, dove gli americani lo riforniscono di vettovaglie per la flotta italiana che si trova già in rada a Malta, dove anche L’Aliseo va ad ancorarsi.
Infine, assieme alle unità minori della flotta l’Aliseo di Fecia di Cossato viene inviato a Taranto, dove, al comando di una squadriglia di torpediniere, dovrà svolgere brevi missioni di pattugliamento.
.

Non è bella, né piacevole la vita nella base navale di Taranto, nei primi mesi del 1944.
Abituato agli orizzonti sconfinati e puliti dell’Atlantico, ritrovarsi adesso nella sporcizia fisica e morale di quella che fino a qualche tempo prima era stata una splendida città, cara al cuore di ogni marinaio italiano, è davvero penoso per il comandante di Cossato, promosso ora al grado di capitano di fregata.
L’intera città, con la sua base navale occupata da inglesi e americani trabocca di traffici sordidi, cartelli in lingua inglese mettono in guardia ovunque i militari alleati da truffe, malattie veneree e tifo. Dappertutto fetore e putridume.
Non è per tutto questo che lui ha consegnato la propria nave da guerra all’ex nemico, su ordine del suo re. Ordine che per lui è stato come una sentenza di morte del suo onore militare. E malgrado ciò ha obbedito. Tutto è piccolo, sporco, opaco, senza alcun barlume di grandezza in quei tristi giorni a Taranto per l’ex comandante del Tazzoli. E poi le notti insonni a rimuginare  su quel suo destino beffardo che lo ha voluto salvo, mentre il suo sommergibile, con tutto l’equipaggio in assetto di guerra, giace in fondo agli abissi dell’Oceano Atlantico.
.
Infine quei convulsi, fatidici giorni di fine primavera del  1944, quando nella base di Taranto si sparge la notizia che al termine della guerra, nonostante la cobelligeranza, molte delle navi militari italiane saranno cedute ad altre nazioni (cosa che poi si verificherà puntualmente). A questa notizia il comandante di Cossato impartisce agli ufficiali della squadriglia di torpediniere al suo comando la seguente disposizione: Se venisse confermato l’ordine di consegna, dovunque vi troviate lanciate tutti i vostri siluri e sparate tutti i colpi che avete a bordo contro le navi che vi stanno intorno, per rammentare agli angloamericani che gli impegni vanno rispettati; se alla fine starete ancora a galla, autoaffondatevi.
.
Il 10 giugno 1944 in occasione della festa della Marina, il ministro di quest’ultima l’ammiraglio De Courten dirama il tradizionale messaggio agli equipaggi. Con meraviglia di tutti, ci si accorge che il re non appare per niente citato. All’iniziale stupore segue prima il mugugno, poi l’indignazione in un corpo, come la Marina, che, al pari dei carabinieri, è il più monarchico fra quelli delle forze armate. Inoltre circola voce certa che i ministri del nuovo governo hanno addirittura rifiutato di giurare nelle mani del re.
.
Alcuni ufficiali della base di Taranto si riuniscono e decidono per un pronunciamento contro il ministro della Marina De Courten, ma giudicano indispensabile che a guidarlo sia una figura ineccepibile e popolarissima come di Cossato. Un sottotenenete si reca sull'Aliseo per a portare la proposta. L'ufficiale di guardia non fa in tempo ad introdurlo nella cabina del comandante che il povero sottotenente ne esce di corsa inseguito dalle grida di Fecia di Cossato: "ricordatevi che sono un militare!".
Tutta la base è però in grandissimo fermento. Per tentare di calmare gli animi, l’ammiraglio Nomis di Pollone convoca tutti comandanti per il 22 dello stesso mese di giugno. Ma, appena iniziata la riunione, la situazione precipita, allorché le sue parole fanno chiaramente capire che di fatto la Marina non deve più obbedienza al re, ma al nuovo governo, che peraltro si è  fermamente rifiutato di giurare fedeltà alla Corona.
Nella sala gremita, si alza d’improvviso la figura ieratica del comandante Carlo Fecia di Cossato.  Il brusio subito si zittisce. Pallido in volto si rivolge gelido al suo superiore “No, signor ammiraglio,  il nostro dovere è un altro. Io non riconosco come legittimo un governo che non ha prestato giuramento al re. Pertanto non eseguirò gli ordini che mi vengono da questo governo. L’ordine è di uscire in mare domattina al comando della torpediniera Aliseo. Ebbene l’Aliseo non uscirà”.
.
Si può immaginare quanto siano costate quelle parole a quel giovane ufficiale della Regia Marina italiana con il petto stracolmo di medaglie al valore, uso fino ad allora ad obbedire, senza battere ciglio, a qualsiasi ordine dei propri superiori gerarchici.
Questa volta Carlo Fecia di Cossato non vuole e non può obbedire a degli ordini, provenienti da un governo che ritiene illegittimo. Lo esige il suo onore di ufficiale di marina, ma soprattutto il ricordo di quegli uomini laggiù in fondo ai gelidi abissi dell’Atlantico, il cui sacrificio – ormai di Cossato l’ha capito – è già considerato inutile e fastidioso e che verrà presto cancellato da parte dei nuovi governanti interessati solo a collaborare coi vincitori e a far loro dimenticare i militari “fascisti” che li hanno combattuti per più di tre anni.
.
Una brutta gatta da pelare anche per gli spregiudicati maneggioni dello Stato Maggiore della Marina, che armeggiano silenziosi nell’ombra, cercando di trasbordare, col minor possibile loro danno personale, dai fasti della marina imperiale dell’Italia monarchica-fascista ai fasti della nuova Italia, forse repubblicana, che comincia ad intravedersi all’orizzonte.
Sembra quasi di sentirli.  Ma come si permette quel pazzo illuso, quell’ingenuo idealista che non vuole stare con i piedi per terra. Si cerca poi  di far recedere di Cossato dal suo proposito, per cui lo si convoca a palazzo Resta  nella stessa serata di quel fatidico 22 giugno. Ma è tutto vano. Nulla, né blandizie, né minacce, possono scalfire la convinta determinazione di quell’uomo.
A questo punto appare scontata la formulazione dell’accusa di insubordinazione e i conseguenti arresti in fortezza per l’ex comandante del Tazzoli. Bisogna dare un esempio solenne – si grida esasperati all’Ammiragliato – e non permettere a nessuno, tantomeno poi ad un ufficiale che si è fatto onore nella guerra divenuta ora “fascista”, e pluridecorato anche dai tedeschi, di mettere in discussione i delicati equilibri politici che si stanno formando.
.
Ma all’Ammiragliato non hanno fatto bene i conti con gli uomini della base navale di Taranto. Il latente malessere, che cova da tempo, troppo tempo, esplode in tutta la sua virulenza. Quella stessa notte gli equipaggi si rifiutano di uscire con le navi. L’indomani i muri della base sono pieni di scritte inneggianti a di Cossato, di cui si chiede l’immediata libertà e il reintegro nei gradi e nelle funzioni.
Siamo ad un passo dall’ammutinamento, si strepita in certi interessati ambienti della Marina. Ed è così, se di Cossato fosse stato un tribuno, un capo-popolo e non un integerrimo ufficiale, saremmo già alla rivolta armata.
Occorre dunque far buon viso a cattivo gioco. Si ricorre pertanto alla solita soluzione di compromesso, che diverrà poi una prassi normale nell’Italia del dopoguerra. Il comandante Carlo Fecia di Cossato è libero, ma deve considerarsi da quel momento in licenza, fino a nuovo ordine. Se non si può colpire alla luce del sole quel mito vivente, lo si metterà nel dimenticatoio.
.
Così Carlo Fecia di Cossato è costretto a lasciare Taranto e partire per Napoli, dove trova ospitalità, a villa Pavoncelli, dal suo vecchio e caro amico Ettore Filo Della Torre, anch’egli ufficiale di marina.
Ma l’animo esacerbato del comandante non si lenisce per niente all’aria di Napoli. E’ una Napoli terribile e disperata,  diventata una vera babele di razze e di lingue, con le sue violente contraddizioni, che la rendono ogni giorno di più simile ad un unico immenso mercato nero a cielo aperto.
I pensieri che tormentano la mente e il cuore del capitano di Cossato si fanno ogni giorno più cupi. Sente ormai che tutti quei valori in cui credeva, e per i quali aveva sempre  combattuto,  sono dai più derisi e calpestati, e che, ogni giorno di più, il fango che lo circonda mette a repentaglio il suo onore. Qualche ufficiale particolarmente fellone arriva persino a chiedere che gli sia negato l’ingresso al Circolo degli Ufficiali della Marina.
In un mondo, ormai sempre più oscuro e incomprensibile,  di Cossato cerca invano di avere un colloquio con Umberto di Savoia. Ma i cortigiani che lo circondano o non lo informano della richiesta o lo convincono che riceverlo non sarebbe politicamente corretto. E di Cossato resta ancora una volta solo.
.
Oppresso sempre di più da quel ricorrente senso di colpa per essere sopravvissuto ai suoi marinai del Tazzoli, medita adesso di fare testimonianza, con l’offerta della propria vita.
L’atto viene profondamente  meditato ed arriva dopo un lungo travaglio interiore. Tant’è che la lettera-testamento di commiato ai suoi è datata 21 agosto, una settimana dunque prima del suicidio.
A Napoli, nella notte tra il 27 e il 28 agosto 1944, all’età di 36 anni, il capitano di fregata della Regia Marina italiana, il conte Carlo Fecia di Cossato, si spara un colpo mortale alla tempia. Lascia, per l’amico che l’ospitava, un biglietto di scuse, che termina “…non sono un suicida. Sono un caduto sul campo”.
.
Ed è davvero un caduto sul campo per i marinai, per tutti i marinai italiani, che ne avvolgono il corpo nel tricolore e lo seppelliscono, con tutti gli onori, nel cimitero di Poggioreale.
Molti adesso piangono l’eroe morto. Umberto di Savoia, il futuro re di maggio, che un giorno non lontano non aveva voluto o potuto riceverlo, ne curerà poi, a proprie spese, il trasferimento del corpo nella città di Bologna. Intanto riecheggia, da un capo  all’altro della penisola, l’eco della lettera-testamento del comandante di Cossato, che ai più sembra una spietato atto d’accusa, a futura memoria, soprattutto contro chi ha consegnato la flotta nelle mani dell’ex nemico.
.
La versione ufficiale governativa, sul suicidio, è odiosa non solo perché ipocrita, ma anche perché palesemente falsa. Ne riportiamo il testo, pubblicato sulla “Gazzetta  del  Mezzogiorno” di  Bari in data 31  agosto  1944:
“Il  suicidio  in  fortezza  di  Carlo  Fecia  di  Cossato.
Roma,  30  agosto. Il  Conte  Carlo  Fecia  Di  Cossato,  uno  dei  più  noti  comandanti  di  sommergibili,  si  è  suicidato  due  giorni  fa  a  Napoli.  Dopo  la  liberazione  di  Roma,  il  comandante  Fecia  Di  Cossato  chiese  di  essere  esonerato  dal  comando  perché  il  nuovo  Gabinetto  Bonomi  aveva  rifiutato  di  giurare  nelle  mani  del  Re.  Poiché,  intanto,  questo  suo  gesto  rappresentava  un  atto  di  insubordinazione  in  tempo  di  guerra,  il  comandante  Di  Cossato  fu  condannato  a  tre  mesi  di  arresti  in  una  fortezza  di  Napoli,  dove  metteva  fine  alla  propria  vita”.
.
Tutto falso. Si vuol far apparire, agli occhi della gente, che il suicidio è diretta conseguenza di una carcerazione, subita a seguito di un comportamento infamante quale l’insubordinazione in tempo di guerra, pari quasi ad una diserzione in faccia al nemico. Insomma un suicidio per vergogna. Si cerca di demolire così la grandissima figura del comandante di Cossato, subito cancellato da qualsiasi ricordo o commemorazione e presto dimenticato da tutti.
Non certo però da coloro che l’avevano conosciuto in vita, che  continueranno sempre a ricordarlo con affetto e con rimpianto.
Solamente trentacinque anni più tardi, alla fine degli anni Settanta, la Marina Militare Italiana deciderà di ricordarsi di uno dei suoi figli più gloriosi ed amati, intitolando uno dei più moderni sommergibili al capitano di fregata, medaglia d’oro al valore militare Carlo Fecia di Cossato, l’asso dei sommergibilisti italiani nella seconda guerra mondiale.
 .       
Buona parte della narrazione è tratta da: Orazio Ferrara: "Carlo Fecia di Cossato"
Con modifiche e integrazioni, riguardanti il testo esatto originale della lettera alla madre (1) , il reale svolgimento dello scontro di Bastia (2) , e molti altri particolari minori, basate sulle seguenti fonti:
Paolino Vitolo: "Il Capitano Fecia di Cossato"
Achille Rastelli: "Carlo Fecia di Cossato, l'uomo, il mito, il marinaio"
Emilio Rosini: "L'ala dell'artiglio: itinerario di un comunista perplesso"
Aldo Cocchia: "The hunters and the hunted: adventures of italian naval forces"
Ufficio Storico della Marina Militare: "La Marina italiana nella seconda guerra mondiale"
Ufficio Storico della Marina Militare: "I decorati al valore della Marina"
Archivio Storico della Marina Militare: "Dispacci Maristat, Maripers (1941-1944)"
(1) Il testo della lettera appare in quasi tutte le pubblicazioni, sia quelle stampate sia le centinaia in rete, manomesso con piccole correzioni e con la cancellazione del riferimento ai "traditori e i ladruncoli che ci circondano". Anche la firma originale "Charlot" viene quasi ovunque modificata in "Carlo". Solo la pubblicazione di Paolino Vitolo riporta il testo esatto.
(2) Anche lo scontro di Bastia viene quasi ovunque narrato in maniera inesatta e semplificata, ribaltandone spesso la dinamica, dimenticando il ruolo svolto, sia pure involontariamente , dall'Ardito e tacendo o sottovalutando la collaborazione prestata dalle batterie costiere e, sia pure in maniera secondaria, dalla corvetta Cormorano.
 .

Il 23 marzo 1943, in prima pagina la notizia dell'assegnazione a Fecia di Cossato della Croce di Ferro, consegnata dall'ammiraglio Doenitz
-------------------------------------------------
Il Regio Sommergibile Enrico Tazzoli
Sommergibile della classe "Calvi" "Sommergibili di grande crociera" (Calvi, Finzi e Tazzoli), presentava una poppa squadrata diversa dalle altre due unità, in quanto poteva essere utilizzato anche per la posa di mine. Impostato nei cantieri O.T.O. di La Spezia il 6 Settembre 1932, fu varato il 13 Ottobre del 1935 ed entrò in servizio 18 Aprile del 1936.


I tre sommergibili della Classe "Calvi": TAZZOLI (si nota la poppa squadrata), CALVI e FINZI in darsena a Muggiano
Durante la guerra civile Spagnola nel Dicembre del 1936 al comando del C.C. Mario Leoni effettua tre missioni e quattro attacchi senza alcun esito, anzi si lamenta la perdita di un uomo in mare. Allo scoppio della 2GM viene assegnato a BETASOM (Bordeaux) dove giunge il 24 Ottobre del 1940 proveniente da La Spezia.
------------------
L'efficenza del battello non venne considerata perfetta in conseguenza dei cinque anni di servizio già prestato. Durante il trasferimento avvenuto al comando del C.C. Vittore Raccanelli, dopo il passaggio notturmo dello stretto di Gibilterra avvenuto il giorno 7, il giorno 11 avvista un cacciatorpediniere, senza poter tentare alcuna azione a causa del mare, il giorno 12 attacca prima con il siluro e poi affonda con il cannone, il piroscafo Jugoslavo "Orao" di 5.135 t.
Sempre al comando di Raccanelli,il 13 dicembre del 1940 si trova in missione al largo della Scozia, il 19 attacca con un siluro una petroliera senza esito, il 25 attacca un piroscafo con il cannone ancora senza esito per le cattive condizioni del mare, il 27 affonda con tre siluri il piroscafo inglese "Ardanbhan" di 4.580 t. , il 14 Gennaio rientra a BETASOM. (1)
----------------
Il 7 Aprile del 1941 al comando del C.C. Carlo Fecia di Cossato (con ufficiale in seconda il T.V. Gianfranco Gazzana Priaroggia) parte in missione nell'oceano Atlantico, il 15 Aprile affonda ll piroscafo inglese "Aurillac"di 4.733 t. con due siluri, il giorno dopo affonda con un siluro il piroscafo Norvegese "Mc Ferlaine" di 4.310 t. e con ben nove siluri e diversi colpi di cannone la petroliera norvegese "Alfred Olsen" di 8.817 t. il 23 Maggio rientra a Betasom.
Il 15 Luglio inizia una nuova crociera, il 21 Luglio raggiunge il luogo del suo appostamento al largo di Freetown (Liberia), il 10 Agosto attacca con il siluro un convoglio composto da tre mercantili ed altre unità sottili ma senza esito, anzi deve rimanere immerso parecchie ore per sottrarsi alla caccia delle unità di scorta, il giorno dopo colpisce con un siluro un piroscafo di nazionalità e tonnellagio imprecisate senza poter controllare l'affondamento a causa della reazione immediata delle unità di scorta. Nella notte del 19 Agosto affonda la petroliera norvegese "Sildra" di 7.313 t.
Alla fine di Dicembre partecipa alla missione di salvataggio dei naufraghi di due navi tedesche, l'incrociatore "Atlantis" e il rifornitore "Python" in tutto 254 uomini.
L'11 Febbraio 1942 inizia una nuova crociera stavolta lungo le coste americane, il 3 Marzo avvista la petroliera inglese "Rapana" che attacca con quattro siluri ma senza esito, il 6 Marzo affonta il piroscafo Olandese "Astrea" di 1.406 t. e la motonave Norvegese "Tonsbergfjord" di 3.156 t.. Mentre dirige dalla Florida verso il Golfo del Messico affonda il piroscafo Uruguayano "Montevideo" di 5.785 t. e il piroscafo panamense "Cygnet" di 3.628 t. Il 13 Marzo il piroscafo Inglese "Daytonian" da 6.434 t. viene attaccato con tre siluri in immersione ed affondato il 15 Marzo attacca con due siluri in immersione e affonda la petroliera inglese "Athelqueen" di 8.780 t., dopo questa azione a causa di un guasto ai tubi lanciasiluri posteriori, rientra a Betasom dove giunge il 31 Marzo.
Riparte il 18 Giugno dopo un lungo ciclo di lavori che ne modificano la sagoma, il 19 Giugno viene sorvolato e attaccato da aerei nemici, il 2 Luglio avvista quattro aerei di scorta a un convoglio di petroliere e viene attaccato da essi dal 14 al 31 subisce nove attacchi aerei nel Mar dei Caraibi, si sposta quindi nelle acque di Capo Verde dove affonda il piroscafo Greco "Kastor" di di 5.497 t. (altre fonti lo indicano come il "Castor" olandese di 1.830 t.). Il 6 Agosto affonda la petroliera "Havsten" norvegese di 6.161 t. il 5 Settembre rientra a Betasom.
Altra crociera il 19 Novembre, destinazione Capo S.Rocco (Trinidad) dove il 28 affonda il piroscafo inglese "Empire Hawk" di 5.032 t. e il piroscafo Olandese "Ombilin" di 5658 t.. Il 15 Dicembre lancia 5 siluri senza esito contro un piroscafo isolato il 21 affonda il piroscafo inglese "Queen City" di 4.814 t. il giorno di Natale attacca il piroscafo statunitense "Dona Aurora" di 5.011 t. e lo affonda. Il 1 Febbraio rientra a Betasom.

12 dicembre 1942 - Il capitano Fecia di Cossato si commiata dall'ufficiale del piroscafo olandese Ombilin, affondato giorni prima.
 ---------------
Viene deciso di adibire il sommergibile come trasporto speciale per l'estremo oriente, il battello viene quindi disarmato e il comando passa al C.C. Giuseppe Gaito.
Il 16 maggio del 1943 parte da Betasom diretto a Singapore per la sua prima missione di trasporto, ma il 24 non si mette in contatto con la base come era stabilito e scompare in Atlantico. Non si avrà mai più alcuna notizia sulla fine del Tazzoli e dei 52 uomini del suo equipaggio:
Cap.Corv. Giuseppe GAITO, Comandante - Cap.GN Giuseppe D’OTTONE, Direttore di Macchina - S.Ten.Vasc. Giovanni SALOMONE, Ufficiale in 2^ - S.Ten.Vasc. Giuseppe TACCANI - Ten.GN Giuseppe CENTELLI - Asp. Guardiamarina Augusto PALOMMARI - C°1^cl. Giuseppe PIGNATELLI - C°1^cl. Emilio ZITO - C°2^cl. Tommaso MOLINARI - C°2^cl. Bernardo PESA - C°3^cl. Arnaldo GALLO - C°3^cl. Alberto GIACHERO - C°3^cl. Mario POLLINI - 2°C° Giovanni BOERO - 2°C° Guerrino FORNASARI - 2°C° Angelo GUTTILLA - 2°C° Mario LEONI - 2°C° Antonio SCHIROSI - Sgt. Giuseppe BIANCUCCI - Sgt. Antonino BUSCEMI - Sgt. Costantino CECCONI - Sgt. Italo COVINI - Sgt. Mario DE ANGELI - Sgt. Salvatore ENEA - Sgt. Giovanni RUGOLON - Sgt. Luigi TONIOLO - Sc. Ettore BRIOSCHI - Sc. Antonio CASTIELLO - Sc. Giovanni GIANNI - Sc. Antonino GUARDO - Sc. Stanislao LEMUT - Sc. Eliseo LIUT - Sc. Giovanni MARCHESE - Sc. Mario MAREGA - Sc. Antonio MARGARITO - Sc. Luigi MARTINO - Sc. Pietro MOGAVERO - Sc. Carmelo MOSICO - Sc. Santo MUSICO - Sc. Giuseppe NACCARI - Sc. Giovanni SLAVICH - Sc. Antonio VISICARO - Sc. Michele ZINGARELLO - Com. Giulio BARATTELLI - Com. Gino BIGNAMI - Com. Celestino FUSETTI - Com. Antonio PERINI - Com. Olivio PEZZA - Com. Bruno SANTARELLI - Com. Olindo SCURIN - Com. Mario SENNA - Com. Ermes VANGO
.
-------------------------------------------------
Il smg TAZZOLI rientra a Betasom nel 1941 con 5 bandierine di navi affondate
----------------------------------------------------------------------------------
Navi affondate dal TAZZOLI di Carlo Fecia di Cossato
…………………………………….
15/4/1941      Oceano Atlantico    Aurillac   Gran Bretagnia
7/5/1941        Oceano Atlantico    Fernlane Norvegia
9/5/1941        Oceano Atlantico    Alfred Olsen    Norvegia
12/8/1941      Oceano Atlantico    Sangara    Gran Bretagnia
6/3/1942        Oceano Atlantico    Astrea       Olanda
7/3/1942        Oceano Atlantico    Tonsbergfjord          Norvegia
9/3/1942        Oceano Atlantico    Montevideo        Uruguay
11/3/1942      Oceano Atlantico    Cygnet      Panama
13/3/1942      Oceano Atlantico    Daytonian           Gran Bretagnia
15/3/1942      Oceano Atlantico    Athelqueen       Gran Bretagnia
1/8/1942        Oceano Atlantico    Kastor      Grecia
7/8/1942        Oceano Atlantico    Havsten    Norvegia
19/8/1941      Oceano Atlantico    Sildra         Norvegia
12/12/1942    Oceano Atlantico    Empire Hawk      Gran Bretagnia
12/12/1942    Oceano Atlantico    Ombilin       Olanda
21/12/1942    Oceano Atlantico    Oueen City          Gran Bretagnia
25/12/1942    Oceano Atlantico    Dona Aurora     Stati Uniti

Nel dicembre del 1941 il TAZZOLI, compì una missione di salvataggio nel sud atlantico per raccogliere i sopravvissuti del famoso razziatore tedesco, l'incrociatore ATLANTIS, affondato dall'incrociatore britannico DEVONSHIRE, dopo che la posizione della nave tedesca era stata scoperta grazie alla macchina “Enigma”. L'equipaggio fu salvato in un primo momento dal PYTON, la nave appoggio che fu più tardi intercettata ed affondata dall'incrociatore DORSETSHIRE. Due sommergibili tedeschi presero a bordo i 414 sopravvissuti e Dönitz immediatamente richiese assistenza agli italiani. I capienti Torelli, Tazzoli, Calvi e Finzi, con equipaggi ridotti al minimo indispensabile, furono spediti a sud a tutta velocità per incontrare gli U-boot tedeschi e prendere a bordo 254 sopravvissuti. I quattro sommergibili rientrarono nel porto francese di Sant-Nazaire intorno a Natale, completando uno delle operazioni di soccorso più spettacolari della guerra.


 ---------------------------
Supermarina rimprovera Fecia di Cossato per "consumo eccessivo di siluri"
-------
SUPERMARINA 6 luglio 1941.
AL BETASOM
e, per conoscenza:
AL MARICOSOM
.
ARGOMENTO: Esame dei rapporti delle missioni compiute dai sommergibili in Atlantico dal 5 marzo al 30 maggio.
.
SEGRETO- RISERVATO PERSONALE
.
1- Sono stati presi in esame i rapporti delle missioni di guerra compiute dai sommergibili GIULIANI- FINZI- GLAUCO- DA VINCI- CALVI- TAZZOLI- BARACCA- DANDOLO- CAPPELLINI- TORELLI- MALASPINA- MOROSINI- OTARIA- BIANCHI- BARBARIGO nel periodo compreso fra il 5 marzo ed il 30 maggio 1941.
omissis .....................
Sommergibile TAZZOLI (zone focali dei traffici davanti a Gibilterra, e Capo Verde, Freetown e sulle direttrici Capo di Buona Speranza- Freetown e America del Sud- Freetown: 6 aprile- 23 maggio)
Pur riconoscendo le qualita' di tenacia e di aggressivita' dimostrate dal Comandante Di Cossato nel corso della missione, si rileva l'impiego poco giudizioso e poco economico da lui fatto delle sue armi, il quale ha portato ad un consumo eccessivo di siluri, che avrebbe potuto essere evitato senza compromettere la sicura distruzione delle unita' nemiche, ed ha conseguentemente impedito una ulteriore attivita' offensiva del sommergibile.
In relazione ai risultati concreti ottenuti, si prendono in considerazione le proposte di ricompense al valor militare avanzate da codesto Comando.
omissis .................................
4- Si deve rilevare che l'impiego di 14 sommergibili, dislocati in corrispondenza dei piu' importanti nodi di traffico atlantico, ha portato, nel corso di tre mesi di attivita', all'affondamneto di sole 33.000 tsl di naviglio mercantile e probabilmente di un incrociatore ausiliario di grosso tonnellaggio.
Questi risultati non possono giudicarsi molto soddisfacenti sia in senso assoluto, sia nella relativita' con i risultati ottenuti in altri periodi, ma non si dubita che per il maggior allenamento conseguito progressivamente da ufficiali ed equipaggi, i risultati dei prossimi mesi premieranno l'intero lavoro fatto da tutti con fede e spirito di sacrificio altamente encomiabili.
.
IL CAPO DI STATO MAGGIORE
F/to Arturo Riccardi
.
---------------------------------------------------------------------------------------------
I sommergibili italiani con più di 30.000 miglia percorse in missione
Sommergibile
classe
miglia percorse
missioni mediterranee
missioni atlantiche
giorni di navigazione
---------------------------------------------------------------------------------------------
Cappellini
Marcello
73062
2
12
463
Barbarigo
Marcello
68354
3
11
403
Tazzoli
Calvi
67888
3
9
396
Da Vinci
Marconi
66637
1
11
432
FR 111
FR 111
63713
1
11
420
Torelli
Marconi
61563
2
12
355
Morosini
Marcello
47096
2
9
326
Calvi
Calvi
46170
0
8
268
Dandolo
Marcello
44486
33
6
322
Mocenigo
Marcello
36508
24
4
275
Velella
Argo
34844
30
4
276
Veniero
Marcello
32202
9
6
240
Otaria
Glauco
31899
22
8
217
.
Atlantico - Febbraio 1943 - Gli uomini del TAZZOLI - Restano loro solo tre mesi di vita.
.
In una notte di marzo del 1943, a La Spezia, il tenente Luciano Barca,  sorpreso in libera uscita, da un intenso bombardamento inglese,  sta correndo verso il porto cercando di  raggiungere il suo sommergibile.
Nel  buio rotto solo dalle fiamme delle esplosioni, all’angolo di via Garibaldi con corso Cavour, va quasi a scontrarsi col capitano Fecia di Cossato, che, dopo averlo squadrato, lo apostrofa : “Il bombardamento non è motivo sufficiente perché un ufficiale di marina debba correre in questo modo”.
Il tenente risponde affannato  che l’Ambra è stato colpito e che deve correre a bordo.
Al che Fecia di Cossato gli risponde: “Va bene, ... mi scusi. Ma in ogni caso si abbottoni la giacca”.
--------------------------------
Nei primi giorni di maggio del 1944 l’Aliseo, che si trovava nel porto di Taranto, uscì dal mar Piccolo per una missione di pattugliamento.
Il comandante Fecia di Cossato, dopo aver guidato la nave fuori dal porto, aveva ceduto come di consuetudine,  il comando all’ufficiale di guardia che, quella mattina, era Il tenente Emilio Rosini (2) appena imbarcato sull’Aliseo.
Sull’Aliseo l’ufficiale in comando di guardia  stava, durante la navigazione, in controplancia, cioè all’aperto, da dove si poteva meglio avvertire tutto ciò che avveniva intorno alla nave, anziché al chiuso in plancia. Questa era la norma della marina inglese, mentre in quella italiana veniva osservata solo  sull’Aliseo di Fecia di Cossato.
Mentre l’Aliseo prosegue  verso il largo, con il tenente Rosini  un po’ distratto che non si accorge che la rotta di uscita va a sfiorare pericolosamente l’estremità sommersa della  diga foranea,  si sente attraverso il tubo interfonico, la voce pacata di Fecia di Cossato:  Signor Rosini, se fossi al suo posto, accosterei di qualche grado a dritta”.
(2) Emilio Rosini è stato avvocato, docente, consigliere di Stato, presidente del Tar del Veneto, vicesindaco di Venezia. Ha operato attivamente nel Pci dal 1944 al 1966 rappresentandolo anche alla Camera dei Deputati.
- - - - - - - - - - - - - - - -

Carico di un siluro
Note
(1) Il capitano Raccanelli, durante il comando del Tazzoli, fu oggetto di valutazioni contrastanti da parte dei Comandi (vedi in calce). I primi di dicembre del 1940 fu addirittura decisa la sua destituzione e la destinazione ad un incarico non di comando. Tuttavia prima che il provvedimento divenisse esecutivo, Raccanelli partì con il Tazzoli per un'altra missione, dove si distinse, meritando una decorazione. Tuttavia gli venne ugualmente tolto il comando del Tazzoli che fu affidato al, fino ad allora, ufficiale in seconda: il capitano Fecia di Cossato. Raccanelli fu successivamente incaricato di trasferire il smg. Reginaldo Giuliani da Bordeaux a Gotenhafen e quindi destinato come ufficiale sull'incrociatore Bande Nere.
- - -
COMANDO SUPERIORE DELLE FORZE SUBACQUEE ITALIANE IN ATLANTICO - 29-10-1940
Sommergibile TAZZOLI:
La missione dal 1 ottobre al 24 ottobre:
 .
 1) Il giorno 5 ottobre alle 01.45, al largo di Capo de Gata, incontra un piroscafo oscurato e manovra per "evitarlo" e cinque minuti dopo una unita' che giudica di scorta a detto piroscafo: si immerge ed emerge alle 03.00 e quindi, alle 06.00, si immerge nuovamente per effettuare navigazione occulta e dopo un'ora e mezza ode degli scoppi di 5 bombe che, dato il tempo intercorso, e' poco probabile possano essere messi in relazione con l'avvistamento del piroscafo oscurato.
Si deve osservare che se e' vero che l'ordine di operazione stabiliva per il TAZZOLI compito offensivo:  “ In Atlantico contro il traffico e contro unita' da guerra; In Mediterraneo contro importanti unita' da guerra nemiche incontrate lungo la sua rotta”, cio' non puo' esimere il Comandante di tale unita' subacquea dall'approffitare di una occasione favorevole per attaccare un piroscafo sicuramente nemico incontrato esattamente sulla sua rotta, anzi, ad obbligarlo addirittura ad manovrare per evitare la collisione.
Un simile atteggiamento negativo non puo' essere giustificato.
2) L' 11 ottobre all'alba (ore 08.00) avvista il convoglio per attaccare il quale era stato dislocato al largo di Capo San Vincenzo. Inizia la manovra di avvicinamento in superficie, ma, quando si accorge di un C.T., e forse un incrociatore ausiliario di scorta, dirigono su di lui, si immerge pur non avendo il nemico compiuta alcuna azione offensiva verso il sommergibile, resta tutto il giorno immerso in profondita' senza vedere ne' sentire niente. Il Comandante adduce a sua giustificazione che il mare grosso non permetteva di tenere la quota periscopica neanche in modo grossolano e che gli idrofoni erano sordi.
A prescindere dal fatto che i bollettini metereologici in possesso di questo Comando indicano che l'11 vi era nella zona del TAZZOLI mare forza 5 (in media), non si puo' ammettere che un sommergibile, inviato in una determinata zona per attaccare, segnalare e seguire un importante convoglio, alla prima manifestazione supposta offensiva del nemico, che peraltro non attacca ne' con bombe ne' con le artiglierie, si immerga e resti volontariamente per ben sette ore in condizioni da non vedere e non sentire.
Puo' anche essere messo in dubbio l'avvistamento del sommegibile da parte del C.T. e del piroscafo data l'ora mattutina e la posizione relativa (il sommergibile a ponente del convoglio).
Il Comandante non aveva alcuna ragione per supporre che il C.T. avvistato restasse sopra di lui per sette ore senza compiere alcuna azione e neppure poteva supporre di essere cacciato da aerei nemici perche', nonostante la perdita di nafta segnalata nel rapporto e che doveva sicuramente denunciarne la presenza ad aerei specie in giornata di mare agitato, non gli era stata lanciata neppure una bomba.
Se si puo' ammettere che il sommergibile si era immerso appena avvistato il C.T. per evitare di essere scoperto, non si puo' giustificare in alcun modo l'aver prolungato cosi' a lungo tale immersione senza fare alcun tentativo per perfezionare la scoperta, per seguire il convoglio ed infine per attaccarlo come gli era stato tassativamente ordinato.
Tale condotta dimostra non solo che il Comandante non possiede alcun spirito offensivo, ma che non si e' attenuto ad un esplicito ordine ricevuto. La ricerca tentata dopo sette ore di immersione e' riuscita infruttuosa, e ben difficilmente il risultato avrebbe potuto essere diverso.
3) Il 12 ottobre attacca col cannone ed infine lancia un siluro contro il piroscafo juglosavo ORAO, disarmato, che all'avvistamento del sommergibile aveva chiesto soccorso a Gibilterra. Pero' abbandona la zona prima che il piroscafo sia affondato non appena vede spuntare il fumo di un altro piroscafo, forse armato, che accorre in soccorso dell'ORAO.
Dal rapporto di navigazione risulta che mentre in un primo tempo il TAZZOLI aveva avuto l'idea di ritornare nella zona il mattino successivo per attaccare le unita' inviate in soccorso dell'ORAO, ha pero' rinunciato a tale logico progetto avendo ricevuto l'ordine di raggiungere la zona prevista dall'ordine di operazione.
Anche tale mancanza di iniziativa non e' giustificabile perche' il Comandante sapeva che questo Comandi di Gruppo, nell'ordinargli di raggiungere la sua zona, non era al corrente della situazione creatasi dall'attacco dell'ORAO di cui non era a conoscenza.
4) Il 22 ottobre mentre si avvicinava al punto di atterraggio e' fatto segno a colpi di cannone provenienti dal largo dove l'orizzonte e' oscurato da un piovasco. Anche in questa occasione pur avendo le proprie artiglierie pronte ed in perfetta efficienza si immerge senza effettuare alcuna ricerca e senza cercare di reagire offensivamente.
Concludendo: nella condotta della missione il Comandante del TAZZOLI capitano di corvetta Raccanelli, ha dimostrato deficienza di aggressivita', mancanza di iniziativa e preoccupazione eccessiva ed ingiustificata della visibilita' del sommergibile.
Propongo che al capitano di corvetta Raccanelli venga tolto il Comando di sommergibile ed assegnata altra destinazione non in Comando
IL CONTRAMMIRAGLIO Comandante Superiore  - F/to (Angelo Parona)
- - - - - - 
MARICOSOM - 4 -12 -1940
AL BETASOM e, per conoscenza AL SUPERMARINA
ARGOMENTO : Esame dei rapporti di missione compiute dai sommergibili nell'Atlantico dal 22 settembre al 5 novembre.
SEGRETO
1) Sono stati presi in esame i rapporti delle missioni di guerra compiute dai sommergibili DA VINCI- OTARIA- GLAUCO- VENIERO- NANI- CAPPELLINI- TAZZOLI- CALVI- ARGO nel periodo compreso fra il 22 settembre ed il 5 novembre, e le osservazioni che l'esame dei rapporti stessi ha suggerito a codesto Comando
……………….
3) Zona ravvicinata atlantica
Sommergibile TAZZOLI (1 ottobre- 24 ottobre)
Anche nel caso del Tazzoli si e' ravvisata nel comportamento del Comandante dell'unita' la deficienza di iniziativa, messa in rilievo da codesto Comando, disponendo conseguentemente per la sua destituzione.
L’ AMMIRAGLIO DI SQUADRA  - Sottocapo di Stato Maggiore -  F/to (E. Somigli)
- - - - - - -
SUPERMARINA - 8 marzo 1941
AL BETASOM e, per conoscenza  AL MARICOSOM
ARGOMENTO: Esame dei rapporti delle missioni compiute dai sommergibili in Atlantico dal 24 novembre 1940 al 24 gennaio 1941
SEGRETO - RISERVATO PERSONALE
..........
1- Sono stati presi in esame i rapporti delle missioni di guerra compiute dai sommergibili MOCENIGO- VELELLA- CALVI- EMO- VENIERO- BAGNOLINI- GLAUCO- TAZZOLI- DA VINCI- MARCELLO nel periodo compreso fra il 24 novembre 1940 e il 24 gennaio 1941, e le osservazioni che l'esame dei rapporti stessi ha suggerito a codesto Comando.
………….
Sommergibile TAZZOLI (10 dicembre- 18 gennaio)
Le avverse condizioni del mare hanno sensibilmente ridotto le possibilita' di azione del sommergibile in occasione dei numerosi avvistamenti compiuti. In relazione alla buona condotta dell'azione contro il piroscafo ARDANBAHN ed al successo che l'ha coronata si giudica equo assegnare al Comandante dell'unita' una ricompensa al Valor Militare.
IL CAPO SI STATO MAGGIORE - F/to Campioni

Atlantico 1941 - Alcuni membri dell'equipaggio del Tazzoli in navigazione
.
Decorazioni assegnate a Carlo Fecia di Cossato

    EISERNES KREUZ 1. KLASSE
Atlantic
June 30th 1941
.
,
    EISERNES KREUZ 2. KLASSE
Atlantic
June 30th 1941
.
   RITTERKREUZ DES EISERNEN KREUZES
Capitano di Fregata (Commander)
Commodore "Enrico Tazzoli"
Atlantic - March 19th 1943
.
Smg Tazzoli  - Oceano Atlantico, 5 novembre 1942 e 1 febbraio 1943
Torpediniera Aliseo - Bastia, Alto Tirreno, 9 settembre 1943
.
Capitano del smg. Tazzoli
Oceano Atlantico - Aprile-Maggio 1941
.
Capitano del smg. Tazzoli
Oceano Atlantico Febbraio-Aprile 1942
.
Capitano del smg. Tazzoli
Oceano Atlantico Luglio-Settembre 1941
.
Capitano del smg. Tazzoli
Oceano Atlantico - Luglio-Settembre 1942
.
Capitano della torpediniera Aliseo
Tirreno settentrionale - Settembre 1943
.
   Capitano della torpediniera Aliseo
   Mediterraneo - Luglio 1943
.                                                          

.....

.
Dicembre 1942 - Il sommergibile Tazzoli ed il comandante Fecia di Cossato in Atlantico. Affondamento della nave olandese Omblin, della inglese Queen City e dell'americana Dona Aurora. Assistenza ai naufraghi. Incontro il 2 gennaio 1943 con il sommergibile Cagni, Ritorno alla base, preceduti da una spazzamine tedesca. Arrivo a Betasom il 1° febbraio 1943, accolti dal comadante Enzo Grossi.